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Bond, le regole d'oro per non scottarsi

di Fabio Pavesi

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8 ottobre 2008

Non c'è soltanto la Borsa, impazzita come non mai in questa fase. Un'alternativa che presenta rischi assai minori è il mercato obbligazionario. Ma anche qui occorre prestare grande attenzione. Ecco alcune istruzioni per l'uso.

1) Sui bond non corro rischi?
Errore. Ci sono moltissime obbligazioni societarie e bancarie che hanno perso oltre il 10% solo nell'ultimo anno. In questo momento conviene investire solo in titoli di Stato dell'area euro. Vanno bene BTp, Bund e anche titoli sovranazionali come le Bei. I rendimenti lordi restano interessanti con il Bund a 2 anni al 3,2% e il BTp al 3,65 per cento.

2) Se volessi guadagnare di più?
Si deve allungare la scadenza. Il BTp decennale attualmente offre quasi un punto in più di rendimento, ma è sottoposto a maggiore oscillazione di prezzo. Restano i bond delle banche e delle imprese, ma oggi non è consigliabile l'acquisto, perché il pizzico di rendimento in più non vale, in questa particolare fase congiunturale, il rischio cui si incorre. Tutti gli esperti concordano nel ritenere che sia meglio lasciar passare la bufera.

3) Perché è meglio evitare i bond delle banche? Quelle italiane sono più solide e sicure delle grandi merchant bank americane?
Questo è vero, ma con ogni probabilità il gioco non vale la candela.
Per essere allettante, un bond bancario dovrebbe offrire un rendimento superiore di almeno il 2-3% su un titolo di Stato di pari durata. E spesso non avviene: l'extra-rendimento in genere è più contenuto perché le banche cercano di rendere meno oneroso possibile il costo della raccolta di denaro. Inoltre basta un qualsiasi rumor sull'affidabilità della banca, come è accaduto in questi giorni su UniCredit, per veder il prezzo cadere.

4) Allo sportello mi hanno parlato di prestiti subordinati degli istituti di credito con rendimenti ben sopra il 5%, se non vicino al 6%. Cosa significa? Posso stare tranquillo?
Quel guadagno teorico in più serve a ripagare il maggior rischio cui ci si espone dato che, come dice la terminologia, in caso di fallimento dell'emittente l'eventuale rimborso è subordinato al pagamento in via preliminare di altri creditori.
Come si vede è sempre un problema di rischio/rendimento: più il prodotto è ghiotto più cela maggiori insidie. Sta al risparmiatore decidere se correre o meno quest'avventura.

5) Come si riconosce un bond subordinato?
Fatevi dare il prospetto dalla banca. Se trovate termini astrusi come "Lower Tier II" o "Upper Tier II", quel prodotto è un prestito subordinato. Leggete sempre con cura e, se non capite, chiedete maggiori ragguagli.

6) E per quanto riguarda altri settori. C'è convenienza a comprare obbligazioni delle società industriali?
In linea teorica sì, dato che c'è un margine di guadagno maggiore che non sui titoli di Stato. Le utility tipicamente e in qualche caso anche le telecomunicazioni sono le aziende a minor rischio, dato che producono flussi di cassa stabili nel tempo in grado di ripagare gli interessi sul debito. Ma tutto dipenderà da quanto durerà la crisi del credito, giacché molti temono si possa trasferire sull'industria rendendo più caro il ricorso all'indebitamento.

7) Conviene comprare bond in dollari?
Meglio sempre evitare quando si comprano bond, dati i bassi rendimenti relativi, correre anche il rischio del cambio che può vanificare tutti i guadagni in un attimo. Poi il dollaro ha recuperato terreno dai minimi storici sull'euro. Non è il momento.

8) Mi dicono di guardare i rating e scegliere i bond di banche e imprese sulla base dell'alto merito di credito.
Quello dei rating è un capitolo inquietante. Le agenzie arrivano a tagliare i giudizi quasi sempre quando i buoi sono ormai scappati. Lo si è visto con Lehman che aveva un alto standing fino al giorno prima del fallimento. O per casi meno drammatici valga la lezione di General Electric che vanta un voto a tripla A. Ciò nonostante il bond in scadenza nel 2011 ha perso da metà settembre oltre il 10% del valore a causa della psicosi sui listini.

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